La riflessione da cui prende inizio il progetto Intangible Scarlet riguarda il corpo materico, visibile, espresso, fragile e la vastità intoccabile, protetta, sacra, spesso celata, rivelata, dell’essere immateriale.
Un corpo che va alla ricerca di sé stesso, che riconosce e si riconosce: luogo fisico e spirituale che vuole trovare un proprio spazio nel mondo.
Intangible Scarlet indaga lo stato di assenza come condizione interiore esistenziale per aprirsi al presente e alla complessità del reale e lo fa con un assolo di danza e voce.
Un lavoro, questo, in cui la voce è co-protagonista, non esclusivamente come veicolo di significati e di senso, inteso come i diversi riflessi semantici che può avere una parola o una sequenza discorsiva. Il suono è proiettato verso una sua indipendenza: la voce trasmigra verso universi semantici diversi, legati alla modalità di espressione della parola, alla qualità dell’emissione vocale, al timbro, alla curvatura di quel suono. Se la parola può costituire un ingombro perché condensa il significante nella funzione comunicativa, il gesto, al contrario, si dà come alveo al vuoto misterioso in cui tutto può scorrere.
La figura in scena è il luogo d’incontro, l’elemento di congiunzione tra l’esterno e l’interno, la materia e lo spirito, la realtà e i sogni che ci abitano.
La specificità del corpo danzante che vive nel qui e ora, nell’istante che oggi questo pezzo ci regala, ha la capacità di comunicare altro, di diventare altro, di trasformare la materia tangibile in intangibile. Da una configurazione all’altra, da un ritmo ad un altro, da un intreccio all’altro, lasciando che l’immaginario dello spettatore viaggi attraverso la tessitura di questa storia.
“Siamo rimasti lì, con i cucchiaini a mezz’aria, completamente catturati.
Era stupendo.
Quando ci siamo avvicinati e abbiamo guardato il bocciolo, immobile, una volta conclusa la sua caduta abbiamo capito perché fosse stupendo.
Ha a che fare con il tempo e con lo spazio: il movimento e quella cosa che c’entra con l’ambiente…
Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando.
È l’effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte, in equilibrio, tra il movimento e la sua scomparsa… alla ricerca degli istanti…”
Claudia Pelliccia
© Photo : Patrick Beelaert
Laurea e Specializzazione presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, è docente in Tecnica della Danza Contemporanea presso il Liceo Coreutico “Educandato Collegio Uccellis” di Udine.
È danzatrice contemporanea specializzata nell’arte dell’improvvisazione e nella composizione istantanea, dopo anni di lavoro in compagnie italiane e straniere.
Il suo lavoro, ad oggi, ha una pratica specifica sull’intuizione come primo elemento per creare danza e testo in scena. Come insegnante ha sviluppato una tecnica corporea che viene da anni di lavoro specifico dapprima sulla danza classica, poi moderna, quindi contemporanea. Fa parte della compagnia Allen’s Line diretta dal maestro e performer Julyen Hamilton. È cantante e ama sperimentare con la voce linguaggi e dimensioni le più diverse.
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