9 dicembre dalle ore 19.30
Ingresso responsabile
Info e prenotazioni: info@carmebrescia.it
Una donna del cui padre non si conosce il passato. Un cassetto di cui non si capiscono i reperti, le foto, le lettere, i ritagli di giornali. Un‘ossessione per la figura di Marlene Dietrich.
Lo spettacolo, pone in scena la ricerca da parte di una figlia della biografia concreta di un padre che da giovanissimo ha combattuto con l’esercito tedesco nella seconda guerra mondiale, ma che per tutto il resto della vita ha riservato un rigoroso silenzio sulla sua adolescenza.
Che eredità lascia ai propri figli la sua storia?
La storia individuale si intreccia continuamente con la storia di tutta una generazione travolta dalla guerra e dalla dittatura in Germania, e con la figura emblematica di Marlene Dietrich: icona di bellezza, ma anche di un luogo utopico di pace e di composizione a cui tornare; una figura tedesca che senza timore si schiera contro il regime nazista, e che in Germania, in una Berlino ridotta ormai in macerie, ci torna in uniforme americana.
La ricerca della figlia si trasforma così in archivio, memoria familiare e memoria storica.
Formatasi nel 1998 alla scuola di teatro milanese Quelli di Grock, prosegue il suo studio presso Campo Teatrale. Frequenterà la bottega dell’autore-attore di Gianluigi Gherzi per altri quattro anni, periodo in cui nascono l’assolo “Vite di scarto”, in parte ispirato all’omonimo saggio di Zygmunt Bauman, e “Piccola Orchestra per città-mattatoio”. Dal 2002 fino ad oggi lavora come attrice professionista presso la compagnia Teatro del Vento dove si dedica alla creazione di spettacoli per la prima infanzia, letture e laboratori nelle scuole. Nel 2017 vince con la compagnia “Piccolo Canto” la quinta edizione de “I Teatri del Sacro”, con lo spettacolo “Piccolo Canto di Resurrezione” un lavoro di narrazione e di canto polifonico. Frequenta il laboratorio “Teatro degli Incontri”. Ha collaborato in qualità di attrice con la Residenza teatrale Qui ed Ora, Pandemonium Teatro, Figure Capovolte, Mauro Maggioni, Progetto Memoria del Presente.
Inizia la sua attività teatrale negli anni 1974–1977 all’interno del movimento dei teatri di base.
Nel 1989 incontra Roberto Corona e Monica Mattioli con cui forma la compagnia Corona-Gherzi-Mattioli realizzando come regista e autore “Arbol” (1989) vincitore del Premio Scenario 1989, “Ari-Ari” (1993) vincitore del Premio ETI – Stregagatto 1994, “Periferico Otto” (1995), “Muneca” (1998), Premio ETI – Stregagatto 1998.
Collabora come regista e drammaturgo con: Assemblea Teatro, Pandemonium Teatro, La Ribalta, Teatro Mummpitz, Teatro Stabile di Norimberga, Cooperativa Teatro del Buratto, Cooperativa Alfieri-Mago Povero, Terramare Teatro, Teatro dell’Argine, Teatro Franco Parenti, Teatro Out Off, Principio Attivo Teatro, Residenza Teatrale Qui e Ora, Compagnia Ura Teatro.
Collabora al progetto “Memoria del presente”, e con numerosi gruppi: “I Teatrini”, “Quelli di Grock”, “Alma Rosè”, “Cantieri Koreja”, “Cerchio di Gesso”, “Collettivo Dionisi”.
Nel 2011 fonda e assume la direzione artistica di “Teatro degli Incontri”, progetto sul rapporto tra città, comunità e nuove forme d'intervento teatrale. Nel 2019 cura la regia di “Matera 2019”, all’interno delle iniziative di Matera 2019 – Capitale della cultura.
Per la casa editrice “Sensibili alle foglie” sono usciti i suoi romanzi “Tuani” (2003), “Pacha della strada” (2008), “Atlante della città fragile” (2013). Con Giuseppe Semeraro edita il libro “A cosa serve la poesia – Canti per la vita quotidiana” (2016).
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